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Canone RAI: confronto con il resto d’Europa

Quanto pagano gli Europei per il canone sulla televisione? Il costo canone RAI giustifica il servizio offerto? In quale Nazione troveremo il miglior rapporto tra qualità e costo? Non è sempre facile poter operare delle stime confrontando le diverse televisioni Europee, soprattutto quando le tv Nazionali assumono connotati totalmente diversi tra di loro e che la televisione assume dimensioni e significati diversi nella vita degli Europei.

Tuttavia è possibile analizzare la situazione Europea per quanto riguarda la tassa sul possesso degli apparecchi televisivi – che di fatto finanzia le televisioni pubbliche – e i relativi costi, confrontando, quindi, non solo l’aspetto economico della tassa, ma anche le reti offerte e la presenza di pubblicità e la relativa quantità, i servizi pubblici realmente offerti al Cittadino, e che non si piegano solamente alla logica di mercato.

Perché gli Europei pagano il canone.

Il canone sulla televisione pubblica, quindi non visto solamente come tassa per il possesso degli apparecchi, deve offrire una serie di servizi utili al Cittadino certificati e garantiti dallo Stato che nessun’altra televisione potrebbe offrire. Un po’ riprenderebbe il ruolo assunto dai siti istituzionali. Inoltre, la televisione pubblica non dovrebbe bombardare di pubblicità del miglior offerente, se non in minima parte; ma ben venga pubblicità i cui sponsor non potrebbero permettersi degli spazi pubblicitari o quasi.

Pensiamo agli spot sul sociale – timidamente introdotti dalla RAI, i cui costi possiamo immaginarli – o per le organizzazioni no-profit – sebbene molte di queste sono dotate di budget di tutto rispetto – , per sponsorizzare prodotti e servizi di neo aziende in attesa di decollare e promozione per lo sviluppo economico, culturale e sociale.

Uscendo dalla logica di mercato, attraverso la tv pubblica, lo Stato potrebbe offrire quel qualcosa in più che altre televisioni non potrebbero offrire, poiché devono fare i conti coi propri bilanci.

Il servizio pubblico offerto.

La RAI, così come le altre televisioni Europee, seppur in misure e forme diverse, non contenti del canone e dai soldi pubblici, acquisiscono forti introiti dalla pubblicità, spezzando quella timida speranza del servizio pubblico perfetto.

Lo spazio pubblicitario viene venduto al miglior offerente, che paga l’emittente televisiva anche forti somme per poter avere il suo spazio personale. Insomma, le televisioni non si fanno mancare niente per ora.

Inoltre, il finanziamento della RAI avviene per il 47{d1036a54223e015d4ec13c16c875757e22f268f5671ce937d096debff8c4e63d} mediante gli introiti del canone e per il 40{d1036a54223e015d4ec13c16c875757e22f268f5671ce937d096debff8c4e63d} da proventi pubblicitari e per il restante 13{d1036a54223e015d4ec13c16c875757e22f268f5671ce937d096debff8c4e63d} da altre attività, quali la cessione di diritti per la diffusione di programmi sportivi o film.

Il canone a confronto con il resto d’Europa.

Secondo le stime RAI, gli Italiani pagherebbero meno di tutti gli altri Cittadini Europei: ben 30cent al giorno, in totale i famosi 109€ che la maggior parte di noi abbiamo già versato. In effetti, la tabella riassuntiva del sito RAI ci prova che l’importo pagato è il più basso dell’Europa Occidentale:

Il servizio pubblico a confronto con il resto d’Europa.

Se è vero che paghiamo meno dell’Europa Occidentale, è anche altrettanto vero che otteniamo molto meno rispetto alle altre televisioni Europee. Per fare un quadro velocemente, è sufficiente citare la risposta del Dir. Umberto Brindani ad una domanda che un utente gli ha rivolto il 15/1/2008, lamentandosi delle critiche mosse dal giornale Sorrisi e Canzoni TV nei confronti dell’aumento del canone RAI:

“…ecco qui, dalla “Stampa”. Germania: 193 euro per 2 reti pubbliche finanziate dalla pubblicità per il 2,2 e il 6,4 per cento (quindi: più canone, pubblicità quasi zero). Spagna: canone zero per 2 reti pubbliche. Gran Bretagna: 225 euro per 10 (dieci!) reti pubbliche, senza pubblicità. Francia: 116 euro per 4 (quattro) reti pubbliche finanziate con il 30 e il 40 per cento di pubblicità. Rai: 106 con la pubblicità che sfiora il 50 per cento.
Che cosa capisco da queste cifre? Che dove si paga tanto ci sono più canali e meno pubblicità, o zero pubblicità…”

(da: Umberto Brindani).

In sostanza, le televisioni pubbliche Europee alzano il costo del canone per poter finanziare molte più reti rispetto alla RAI, molti più dipendenti, e per annullare o quasi la pubblicità. Non poche televisioni, inoltre, utilizzano il canale televisivo come reale servizio pubblico.

Esistono dei paradisi fiscali televisivi.

In alcuni Paesi dell’Est Europeo, il canone si attesta al di sotto dei 100€, quali l’Albania, Bosnia… Il cui canone può anche costare meno di 50€ a famiglia. Altre Nazioni, quali i Paesi Bassi, Portogallo, Ungheria, Spagna, hanno perfino abolito il canone, o che lo si riscuote con la bolletta elettrica, come accade a Cipro.

L’Italia non è mai stata un paradiso, né fiscale né di altra natura, ma allo stesso tempo, per una volta, gli Italiani non pagheranno troppo (rispetto alle medie Europee) per ottenere poco: il canone è il più basso dell’Europa Occidentale – confrontando l’Italia con Nazioni quali Inghilterra, Germania, Francia… – ma anche i contenuti offerti sono di qualità inferiore – non per nulla la maggior parte degli Italiani è insoddisfatta della qualità del servizio pubblico – .

Tutto sommato è già qualcosa; ma chissà se nelle altre Nazioni Europee si debba pagare il canone anche quando non si possiede un televisore, ma che basti il possesso di un qualsiasi componente elettronico dotato di schermo “atto o adattabile” alla ricezione!

Andy

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